Phoenix
IL RITORNO DELLA FENICE
Nello stesso periodo in cui vide la luce il De ave Phoenice attribuito a Lattanzio, un omonimo carme in esametri latini venne composto da un altro egiziano, nativo di Alessandria o di Canopo: Claudio Claudiano (370 circa – 404). Benché gli siano state attribuite anche poesie di argomento cristiano, alcune delle quali probabilmente apocrife, Claudiano, a differenza del retore suo conterraneo, è rimasto negli annali della poesia come “paganus pervicacissimus”, tanto che Joris-Karl Huysmans poté celebrarlo nei termini seguenti: “Il paganesimo rivive in lui suonando la sua ultima fanfara, elevando il suo ultimo grande poeta al di sopra del cristianesimo, che va ormai sommergendo completamente la lingua e sta per restare per sempre padrone dell’arte”.
La prima edizione a stampa del Phoenix è quella che l’umanista Taddeo Ugoleto, bibliotecario di Mattia Corvino, mandò sotto i torchi di suo fratello Angelo, tipografo in Parma. Nella stessa città, a distanza di mezzo millennio, una piccola (ma pervicacissima) casa editrice ripropone il testo latino del carme claudianeo, accompagnato da una traduzione in endecasillabi sciolti e preceduto da un saggio introduttivo in cui si trovano inseriti anche testo e traduzione del carme di Lattanzio. Con un’inedita illustrazione della fenice tra le fiamme.