L’Islam e il Graal
Dopo gli studi di Henry Corbin e quelli, più recenti, di Pierre Gallais, la tesi celtistica e quella eucaristica si sono andate accompagnando e complicando da una tesi relativa all’origine arabo-persiana, se non del “mito”, quanto meno della tematica simbologica che lo ha espresso. Su questa linea si può collocare l’interessante saggio di Pierre Ponsoye, il quale rivisita la versione eschenbachiana del mito graalico alla luce di una serie di tradizioni che riconducono al mondo ebraico-musulmano (e all’Islam spagnolo soprattutto) da un lato, al mondo islamo-iranico dall’altro. Attraverso la grande cultura dell’Islam persiano e le sue ricche implicazioni esoteriche (si pensi alle sette batinite e in particolare al “Veglio della Montagna”, studiato di recente, fra gli altri, da Alessandro Bausani e da Pio Filippani Ronconi), il Ponsoye recupera anche la tradizione irano-aria e indo-aria, con evidentissime suggestioni, del resto, guénoniane (dichiarate) ed evoliane (sottaciute). Un libro, insomma, da leggere e da ricordare.
(Franco Cardini, “Diorama letterario”, 33, gennaio 1981)