Giovanna d’Arco
È questo il terzo libro di Michel Vâlsan che viene pubblicato dalle Edizioni all’insegna del Veltro; gli altri due, usciti nel 1985, erano stati La funzione di René Guénon e Il cofano di Eraclio. Il libro edito a Parma reca un’impronta tutta particolare, perché non affronta la vicenda della Pulzella da un’angolatura storica, né tanto meno romanzesca, bensì, se così si può dire, la inquadra da un punto di vista simbolico e metastorico. Infatti secondo Vâlsan, che accoglie e sviluppa un’indicazione di René Guénon, Giovanna d’Arco avrebbe ricevuto un’investitura di tipo cavalleresco da parte di un’organizzazione ancora in possesso di certe conoscenze tradizionali, investitura che si sarebbe innestata su un cristianesimo arricchito, nella fattispecie, da un’eredità spirituale celtica. L’epopea di Giovanna d’Arco, a quanto sembra possibile dedurre dalle pagine di Vâlsan, avrebbe dunque rappresentato una sorta di ultima battaglia della cavalleria europea: intorno alla Pulzella si sarebbero raccolte tutte le energie di cui la Francia poteva ancora avvalersi nella prima metà del XV secolo, dopo che sullo stesso suolo francese si era verificata, con Filippo il Bello, la rivolta del potere temporale contro l’autorità spirituale.
Da un esame della bibliografia (vastissima) di questo Autore, notiamo che la maggior parte della sua produzione riguarda argomenti islamici; possiamo dire che con questo saggio su Giovanna d’Arco, rigorosamente basato sui verbali originali del processo del 1431, egli ha dato prova di una rara competenza nel trattare un tema che non appartiene all’ambito delle sue specialità.
(“Malacoda”, gennaio-febbraio 1987)