Il cofano di Eraclio
Il libro del tradizionalista Vâlsan, unico nel suo genere, si occupa della figura leggendaria dell’imperatore bizantino Eraclio, contemporaneo del Profeta Maometto. Secondo la leggenda, egli avrebbe posseduto uno scrigno diviso in comparti, in cui erano custodite le immagini dei profeti della terra, da Adamo fino a Maometto. Partendo da questa leggenda, l’autore risale al significato della cassa, simbolo che si ritrova nelle tradizioni di molti popoli antichi. (…) Esso rappresenta il veicolo materiale che racchiude la Tradizione, la Conoscenza, la luce iniziatica.
(“Il Conservatore”, XVII, 8, settembre 1989)
Il volumetto riporta in traduzione italiana una serie di scritti che concernono il simbolo del tâbût, definito archetipo di vari supporti sensibili della Presenza divina, come l’Arca dell’Alleanza, la cesta di Mosè bambino ed anche lo scrigno di Eraclio. L’opuscolo, dopo una nota introduttiva molto interessante, presenta uno scritto su uno studio di di Muhammad Hamidullah, uno sul cofano di Eraclio e la tradizione del Tâbût adamico. A conclusione figura infine Il Tabot etiopico a cura di Denys Roman.
(“Giornale dei Misteri”, 174, marzo 1986 )