Sulla E di Delfi
De E apud Delphos costituisce uno dei cosiddetti “dialoghi delfici” e fa parte di quell’ampia raccolta di scritti plutarchei noti soti sotto la designazione di Opuscula moralia. In tali dialoghi vengono esposti argomenti relativi alla problematica del culto pitico, da parte di uno scrittore che, per la sua particolare e favorevole posizione di membro del duumvirato sacerdotale delfico, doveva certamente possedere delle qualificazioni adatte ad un simile compito.
(Giovanni Servusdei, “Vie della Tradizione”, 44, ott.-dic. 1981)
Nell’opera plutarchea De E apud Delphos, della quale in questo tascabile è offerta una traduzione, vengono proposte alcune possibili interpretazioni della lettera epsilon, raffigurata in un ex-voto che si trovava all’ingresso del tempio di Delfi. Mutti crede che essa costituisca una celebrazione di Apollo, quale principio della manifestazione universale e Personalità Divina in cui si determina immediatamente lo Spirito Universale, “ossia il Supremo Sé di tutto quanto esiste”.
(“Salesianum”, 46, 1984)